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Storia di Natale Marzari

Dopo 41 anni e 5 mesi, nel maggio 2006 la magistratura di Trento ha riconosciuto l'esistenza  e  la gravità di quella malattia rara che nessuna altra istituzione o persona singola della provincia di Trento ancora mi riconosce, e per negare la quale ancora mi perseguita.    Natale Marzari

 

MIOPATIA MITOCONDRIALE

 


  I MECCANISMI SOCIALI

Il sapere

I sogni

I comportamenti

I pregiudizi

Il feed back


  L'ESPERIENZA PERSONALE

La storia clinica

I sintomi

Le terapie sperimentate

La ricerca di accettazione

La risposta sociale

I bisogni

Le possibilità

Le prospettive

Il riconoscimento

 

I MECCANISMI SOCIALI

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I comportamenti

1982 luglio mezzogiorno, ristorante Roma via Simonino Trento un distinto signore di mezza età armeggia di nascosto, ma non sufficientemente, con un braccio dietro le tende che rivestono le pareti interne. Due clienti avvertono un cameriere, il quale chiamati rinforzi riesce ad impedire al signore di infilarsi l’ago della siringa nel braccio e squalificare così il locale. Nel trambusto, l’immediato arrivo della polizia rallenta ancora di più la constatazione che si trattava di un diabetico in crisi.

In tutti i campi siamo guidati da dei pregiudizi che semplificano il riconoscimento delle situazioni e codificano il nostro comportamento, con alle volte l’effetto collaterale di percepire come ostili o da correggere quelle situazioni che perché nuove o solo diverse ci colgono impreparati.

Questa è la molla che porta alla uniformazione dei comportamenti, al conformismo per scelta, al conformismo imposto, all’integralismo.

Ma qualcuno rimane sempre fuori!

Qualcuno rimane fuori per propria volontà, ma qualcuno rimane fuori perché non può adeguarsi, perché la sua diversità non è volontaria e diventa inevitabilmente la cloaca in cui si riversano i comportamenti dei moralisti, dei nevrotici, dei sadici, diventerà l’esempio negativo per tutti, e più sarà colpito da questa infamia sociale più sarà emarginato e sfuggito e più diventerà inavvicinabile ed intoccabile per la paura di rimanere infamati, segnati ed emarginati.

Se per caso questo qualcuno insiste a chiedere umanità, comprensione od aiuto, verrà punito. Deve prima uniformarsi al comportamento generale deve chiedere perdono per essere stato diverso, e se per chiedere aiuto, ha usato dei metodi che gli altri non sono costretti ad usare, questo, verrà usato per sancirne l’irrecuperabilità e la sacrosanta necessità sociale di intervenire contro di lui con punizioni esemplari ed il più possibilmente definitive. Ma c’è di peggio!

C’è sempre chi approfitta della emarginazione altrui, e se questo risulta molto evidente durante le guerre o le crisi internazionali non è così evidente in tempi normali. Può aiutare l’analisi degli enti caritatevoli o pseudo tali con il loro bagaglio di aiuti raccolti e deviati per fini diversi dalle intenzioni manifeste. Può aiutare constatare l’impiego di manodopera specializzata nei campi difficili e di volontari nell’emarginazione, nella disabilità e nell’età avanzata. Non illudiamoci gli altruisti non esistono, tutti vogliono essere pagati, varia solo da chi e come. 

Chi si trova in difficoltà durature tende a tesaurizzare quello che ha difficoltà a procurarsi, sia cibo, denaro, o amicizia. Può quindi avvenire che l’emarginato contro la propria volontà abbia qualcosa di appetibile ad altri, se non ce l’ha è fregato subito, se ce l’ha, sorgeranno immediatamente dei volontari per aiutarlo; a questi volontari, volonterosamente disponibili, mancherà solo l’incentivo di uno sforzo da parte dell’emarginato a rendersi disponibile per scambiare ciò che ha con l’aiuto generosamente volontariamente offerto. 

Ora all’emarginato involontario rimangono due scelte: o chiede prima l’aiuto e viene quindi sputtanato per il proprio egoismo asociale e rimane cornuto; o inizia a dare ciò che può, aspettando di essere aiutato, e viene sfruttato e sputtanato per evitare la riconoscenza, tanto a chi lo va a dire? e rimane così cornuto e mazziato. 

Ci sono sempre le istituzioni. 

Le istituzioni sono fatte da persone, con i loro pregiudizi e con le loro prassi, così si chiamano i pregiudizi professionali. Quindi se uno ricorre alle istituzioni deve sperare che la sua richiesta si situi nella zona centrale della curva gaussiana delle risposte predisposte, oppure può prepararsi alla negazione della sua esigenza, oppure ad attendere per tempi lunghi, molto lunghi, eterni! 

E se non ne ha il tempo? 

E se i suoi bisogni vengono travisati?

 

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