MIOPATIA MITOCONDRIALE
I
bisogni
Si
tratta di una malattia ereditaria trasmessa in linea femminile tramite mutazioni
mitocondriali e non collegata al cromosoma X, finora ne sono state individuate 158
tipi, tutte caratterizzate dalla progressività e dall’esito letale.
Non
vengono effettuate ricerche su questa patologia per la presunta estrema rarità
della sua incidenza e per la certa rarità degli esperti che in tutto il mondo
sono meno delle dita di una mano.
L’assenza
di cliniche, di terapie dirette, e persino di associazioni assieme all’incontrollabile
progredire del male e l’incomprensione sociale derivante dalla rarità e
particolarità del quadro clinico e dei bisogni conseguenti porta rapidamente
alla frustrazione ed alla disperazione chi ne è colpito e chi ne vive la
tragica esperienza.
La
miopatia metabolica non è identificabile da esami di laboratorio consueti ne da
riscontri neurologici: l’assenza quindi di un quadro clinico sovrapponibile a
patologie note, insieme all’assenza di modificazioni anatomiche o visibili
riscontrabili porta all’assenza di diagnosi o alla stesura di diagnosi errate.
Entrambe le conclusioni sono a loro volta degli ostacoli insuperabili ad un
corretto approccio con questo male. La totale carenza di presidi terapeutici
limita gli interventi ai tentativi per rallentare il naturale progredire del
male e della diminuzione dei sintomi. Ma anche per questo intervento limitato
non è possibile usare la metodologie usuali visto che la struttura sanitaria ne
è completamente impreparata.
Analizziamo
quindi la peculiarità di questa “invisibile” patologia la cui
caratteristica più importante è la carenza nella produzione di ATP e quindi
del rifornimento energetico muscolare e le cui complicazioni derivanti
trasformano la persona colpita più in un alieno che in un malato.
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1)
Insufficiente capacità nel mantenere la temperatura corporea Si misura una
temperatura corporea fra i 35 e 35,5 gradi e questo viene scambiato da molti
medici come ottima salute; anche in caso di infiammazioni influenzali o
gravi come la pleurite viene a mancare la difesa organica della ipertermia
ed il paziente appare defedato, il recupero viene molto prolungato ed
aumentano le probabilità di complicazioni. Il consumo energetico per
tentare di elevare la temperatura corporea si ripercuote a danno dell’apparato
muscolare con un forte aumento del dolore muscolare, crampi e difficoltà
respiratorie anche per una banale influenza. Uscire all’esterno con
temperature inferiori ai 22-23 gradi rende progressivamente necessario l’impiego
di indumenti riscaldati, di filtri respiratori sotto i 10 gradi e una
protezione integrale (scafandro) sotto i 0 gradi; risulta impossibile la
permanenza in locali con aria condizionata per più di 2 o 3 minuti. Il
consumo energetico per riscaldare ed umidificare l’aria nella respirazione
è sufficiente per esaurire l’energia dell’organismo, ma durante gli
abbassamenti della pressione atmosferica si ha un aumento dell’umidità
relativa, quindi un aumento del calore specifico dell’aria ed un aumento
del consumo energetico per respirare e conseguentemente violente crisi di
spasmi muscolari
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2) Insufficiente rifornimento energetico muscolare e renale Lo stato di
fondo è costituito da mialgia e dolorabilità della cute con acutizzazione
in seguito al movimento, al freddo a pressione anche del proprio peso e agli
urti o strisci anche di modica entità, il dolore muscolare e la pressione
sul materasso provocano insonnia per più di metà delle notti. Dopo riposo
ad una temperatura di 24-26 gradi è possibile l’effettuazione di
qualsiasi movimento ma non la sua ripetizione e ciò vale sia per muscoli
grandi quadricipiti e bicipiti sia per quelli piccoli falangi ecc. Non è
possibile il mantenimento della posizione eretta, è possibile per qualche
ora la posizione seduta in poltrona con braccioli. A seconda della
temperatura, dell’umidità dell’aria e della pressione atmosferica nell’arco
della giornata, o per movimenti improvvisi o per vibrazioni o spontaneamente
si scatenano da 2 a più crisi muscolari della durata tipica di 2 ore; le
crisi sono caratterizzate da paralisi, crampi molto dolorosi, aritmia
cardiaca fino a 240 pulsazioni al minuto, paralisi dei muscoli fonatori ed
insufficienza respiratoria. Può non esserci recupero dopo una crisi ed
aversi la sintomatologia per periodi fino a 10 giorni: in questo caso si ha
la totale perdita di qualsiasi autonomia e del controllo delle funzioni
organiche. E’ colpita in misura inferiore la muscolatura liscia con
stimolo ininterrotto alla minzione ed alla defecazione: durante crisi forti
anche brevi si può perdere il controllo delle funzioni organiche. Un
boccone inghiottito rapidamente, un colpo di tosse, l’ingestione di
bevande fredde o di gelato provocano lo spasmo della laringe e gravi
difficoltà respiratorie. Muscoli piccolissimi come lo stapedio esposti a
basse temperature esterne vengono irrimediabilmente danneggiati e la loro
paralisi porta ad iperacusia con l’impossibilità a sopportare rumori
forti o continuativi anche se deboli come un ventilatore o un veicolo fermo
con il motore acceso anche a distanza. Durante le crisi anche leggere i
muscoli del cristallino hanno difficoltà ad accomodare il campo visivo, con
conseguenti grandi variazioni dell’acuità della visione prossimale. Dopo
esposizione al freddo o spontaneamente si ha riduzione della funzionalità
renale con blocco da alcune ore fino a tre giorni e formazione di edema
sottocutaneo diffuso e ingrossamento delle caviglie e dei piedi.
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3)
Assenza di terapie mirate Poche sostanze e con poca efficacia : caffè l’alcaloide
stimola la lipolisi e viene prodotta una seppur minima quantità di ATP;
aspirina diminuisce un poco il dolore; pressamina diminuisce un poco i
sintomi; antistaminici diminuiscono un poco i sintomi; bagno molto caldo
diminuisce un poco i sintomi; ossigeno diminuiscono un poco gli spasmi ed il
dolore Vitale è un controllo accuratissimo del microclima ambientale e
della dieta che dovendo escludere alcool, grassi, zuccheri semplici e
cipolle impedisce sia la frequentazione di ristoranti sia delle mense
compresa quella a domicilio perché la dieta non si concilia con nessuna
delle 8 diete base previste. Altrettanto importante è il movimento
effettuabile fuori delle crisi, meglio se in acqua calda, o con
cicloergometro con controllo dei parametri cardiaci ed energetici.
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4)
Assenza di ausili adeguati Gli ausili sono progettati per paraplegici,
tetraplegici, amputati o neurolesi, nessuno di questi si presta per una
adeguata locomozione per il colpito da miopatia metabolica: sono tutti
carenti o eccessivi in quanto previsti per altre esigenze, la carrozzina
deve essere elettrica, dotata di riscaldamento con trasformazione a letto
del sedile, resistente ed ammortizzata per non trasmettere vibrazioni che
scatenano tenesmi. Non esistono abiti con riscaldatori incorporati anche se
molti pensano di sì e le tute da astronauti sono inadeguate per la loro
scomodità ed il prezzo. Non esistono caschi per il controllo della
temperatura attorno al capo. Non esistono veicoli adatti al trasporto ed i
mezzi per l’adeguamento alla guida per disabili in commercio non sfiorano
neanche le necessità di questa malattia: occorre un riscaldamento autonomo,
un letto sempre immediatamente pronto, una piattaforma per il caricamento di
carrozzina elettrica e del malato, la possibilità di somministrare ossigeno
e bevande calde, ausili per la guida.
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5)
comprensione sociale Si vive nella falsa illusione che la società abbia
predisposto provvidenze per ogni necessità ma così non è, e questa
patologia difficile da diagnosticare, non appariscente, che conferisce un
aspetto florido al colpito, che lo isola dal contesto sociale, attira l’aggressività
di chi cerca un debole sul quale scatenarsi, al quale affibbiare l’etichetta
di falso malato e sul quale esercitare un rigido moralismo assassino. Ogni
maldicenza, ogni sospetto, ogni accusa contribuiscono a costruire un
immagine di asocialità . Mentre ogni tentativo di aiuto cozza e si ferma
contro la mancanza di possibilità. Occorre intervenire con aiuti specifici
e mirati, ma chi lo fa se il malato viene criminalizzato al solo fine di non
dover intervenire. Senza informazione non si può conoscere. Ma molto più l’informazione
diventa indispensabile quando esiste una informazione errata precedente.
Aspettarsi che chi ha fatto del male per lungo tempo smetta di farlo
spontaneamente è come aspettarsi di fermare una valanga con il pensiero!
Occorre predisporre ed effettuare un ridondante campagna di informazione che
aiuti a capire l’esistenza di bisogni, per spiegare quali bisogni, per
aiutare a fare accettare, per aiutare a fare integrare, per aiutare a fare
partecipe, partecipe nonostante le grandi difficoltà fisiche.
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