Poiché una forte comunicazione e
cooperazione scuola-famiglia sono essenziali
risorse per i bambini che affrontano una
malattia muscolare, è utile comprendere
alcune delle sfide che giorno dopo giorno si
presentano con le
malattie neuromuscolari.
La vita in famiglia
Molti adulti con disabilità devono il loro
successo nella vita alla insistenza della loro famiglia
a trattarli come gli altri bambini, con
responsabilità e sogni proprio come qualsiasi altro.
I risvolti di una malattia neuromuscolare
costituiscono un pesante carico in una famiglia
per le cure mediche, emozionalmente, socialmente
e finanziariamente. I genitori spesso sono
preoccupati, si sentono travolti ed isolati, ed
i fratelli e sorelle possono sentirsi
sottovalutati ed ignorati. Con il progredire
della malattia, progredisce anche la dipendenza genitore-bambino. La vita famigliare può ruotare attorno
a tutte le cure fisiche di cui il bambino
abbisogna, anche solo per il doversi svegliare
ogni poche ore per girarlo o girarla nel letto.
Il problema dell'abbreviamento dell'aspettativa
di vita può focalizzare pesantemente la famiglia sul “qui
ed ora.” Essi
possono avere minore pazienza con i sistemi scolastici che sembrano enfatizzare
la disciplina ed una pianificazione a lungo termine.
A causa delle esigenze insolite derivanti dal vivere
con una malattia neuromuscolare, un genitore può apparire
agli insegnanti come stesse viziando il
bambino, o come fosse soprafatto dalle cure per
lui o per lei.
Gli anni delle elementari
I bambini possono essere sconsideratamente inconsapevoli
della
loro malattia neuromuscolare, o possono esprimere curiosità, irritazione,
senso di colpa, sconforto o paura,
sentirsi feriti riguardo le differenze che essi vedono fra loro stessi
e gli altri bambini. Essi possono esprimere
irritazione per “queste mie stupide
gambe” quando capita loro di cadere. Le ricerche hanno mostrato
che molti bambini con gravi malattie croniche
provano una forte sensazione di isolazione,
inadeguatezza e inutilità.
Allo stesso tempo, la naturale
resilienza dei bambini permette loro di buttarsi alle spalle
queste emozioni negative, specialmente se essi si sentono accettati, sostenuti e sicuri.
L'aiutare i
bambini a verbalizzare le loro sensazioni, focalizzandoli
sui
loro punti di forza ed aiutandoli a fare amicizia con i loro
compagni può renderli in grado di fare loro una realistica
consapevolezza sulla loro disabilità nella loro
visione di se stessi.
Ironicamente, i bambini che sono
meno disabilitati dalla
malattia neuromuscolare possono avere una vita
più dura
con i compagni. I bambini che sembrano “OK” e
non usano la
carrozzina, ma le cui condizioni li rendono
maldestri e deboli, spesso soffrono delle
derisioni,
scherni e vengono accusati di essere indolenti o
di non mettercela tutta.
La fatica è un sintomo molto reale
della malattia muscolare, specialmente nel
pomeriggio. Gli insegnanti
dovrebbero rendersi conto che l'affaticamento può mascherarsi
come disinteresse o non coinvolgimento. Dei periodi
di pausa e dei piccoli spuntini sono i modi
per attenuare questo
problema.
Gli anni dell'adolescenza
Proprio quando i loro coetanei iniziano ad
acquisire la loro
indipendenza, gli adolescenti con alcune malattie muscolari iniziano a perderla.
In questa età, l'età dove più cresce
l'autoconsapevolezza, questi adolescenti possono ora
richiedere aiuto per mangiare e per la cura
personale, o
aver bisogno di indossare tutori ortopedici, o
devono spostarsi su autobus
speciali. Con il progredire del deperimento muscolare,
delle attività prima semplici diventano sempre
più difficili da eseguire.
Molti adolescenti riguardo la
loro disabilità hanno l'atteggiamento del “prendimi
come sono”
e partecipano il più possibile alla vita nella scuola,
alle scoperte creative ed ai modi di prosperare e
crescere.
Ma alcuni bambini quando entrano
nella loro adolescenza si richiudono emozionalmente, preferendo il mondo
dei video games, la TV ed i giochi in rete alla
società esterna. Altri possono rifiutare il
processo della malattia e consumarsi, respingendo
l'uso di una carrozzina e
pretendendo che nulla stia andando male.
Se un bambino mostra segni di depressione,
questo dovrebbe essere notificato ai genitori così che
si possa intraprendere un trattamento appropriato.
Nuovamente, i bambini con delle insufficienze
fisiche meno evidenti
possono essere vittime di gravi colpi, subendo
brutali attacchi di bullismo e di continue prese
in giro sia nelle medie che nelle superiori, perché essi
camminano o parlano in modo “ridicolo”. Una giovane
donna con l'atassia di Friedreich (FA) (una
condizione che rende i muscoli progressivamente più
scoordinati e rende biascicato il parlare) descrisse lei
stessa come una “emarginata” nelle superiori,
specialmente quando la sua condizione andò
peggiorando fra l'infanzia e l'età adulta, e lei
ci fece fronte usando una carrozzina.
“Io mi domando talvolta se i
ragazzi che mi chiamavano con soprannomi alle
superiori pensano ora a me. Io mi domando se
essi si ricordano di come mi spintonavano,
mi strappavano di mano i miei
libri, mi slacciavano le scarpe che io stavo
tentando di riallacciare, mi sputavano addosso, e
cercavano di farmi cadere facendomi lo
sgambetto,” scrisse
all'età di 26. (“Da
bruco a farfalla in sei anni,” da Quest magazine luglio-agosto 2004
della MDA)
L'uso di una carrozzina
Una volta rotto il ghiaccio, la transizione
dal camminare all'usare una carrozzina avviene
gradualmente, sia fisicamente che psicologicamente. Ogni bambino — e ogni malattia
neuromuscolare — sono unici. Alcuni bambini non
raggiungono mai la capacità di camminare, ed essi usano una
carrozzina fin dalla prima fanciullezza. In altri
casi, la transizione all'uso di una carrozzina può avvenire
ad ogni età.
Quando agli studenti succede di
cadere
frequentemente, le scuole talvolta richiedono
loro di
usare una carrozzina a scuola in nome della
sicurezza, perfino quando lo studente
insiste vigorosamente di voler camminare.
Ci sono vantaggi a cercare di camminare il più a
lungo
possibile, a patto che si possa farlo in
sicurezza. Il camminare rinforza le ossa, gli
spostamenti sono più simili a quelli dei
compagni. L'uso a pieno tempo di una carrozzina a scuola può
rendere più difficile per
gli studenti mantenere la capacità di camminare
a casa.
Molte famiglie lasciano che il bambino scelga
i tempi in cui usare una carrozzina, facendo
degli adattamenti per minimizzare le cadute. A
scuola, questi possono comprendere un aiuto
nel portare i libri e nell'andare a mensa, permettendo
un tempo maggiore per spostarsi nell'edificio, assegnandogli
un allenatore dedicato durante gli sport, e pianificando
la sua sicurezza in
aula ed in palestra.
Va fatto notare, che una volta
che i bambini hanno iniziato ad usare una
carrozzina per tutto il tempo, essi spesso finiscono
con il guadagnarne in mobilità, energia, libertà e confidenza.
Per facilitare questa transizione, è vitale che
l'ambiente
scolastico sia adatto alle carrozzine e che
gli insegnanti ed il personale della scuola accettino
positivamente il cambiamento.
|