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Traduzioni a cura di Natale Marzari

Dopo 41 anni e 5 mesi, nel maggio 2006 la magistratura di Trento ha riconosciuto l'esistenza  e  la gravità di quella malattia rara che nessuna altra istituzione o persona singola della provincia di Trento ancora mi riconosce, e per negare la quale ancora mi perseguita.    Natale Marzari

Intervista di Edoardo Altomare pubblicata su Le Scienze di febbraio 2005

Lunga vita agli antiossidanti

Josè Vina,esperto  mondiale di ricerca sui radicali liberi, ci spiega come combattere lo stress ossidativo al di là di rimedi miracolosi e luoghi comuni.

 

    c'è una parola magica che ricorre negli articoli sulla salute pubblicati da quotidiani, settimanali e persino riviste con ambizioni scientifiche più elevate: ossidazione. Per la verità, ad essere usata generosamente  è un'ampia gamma di termini correlati all'ossidazione: c'è infatti lo stress ossidativo, il danno ossidativo, e dunque anche lo "scudo" e le ""difese" antiossidanti; c'è un'interminabile lista di prodotti antiossidanti che si oppongono all'ossidazione delle membrane cellulari; e ci sono i radicali liberi - ormai pane quotidiano anche per massaie e scolari- con il conseguente cospicuo armamentario di sostanze e di attività anti radicalità: dalle vitamine all'olio di pesce, dagli estratti di aloe a quelli di papaia, dai vinaccioli dell'uva al licopene di pomodori e meloni. c'è poi alimentato da enormi interessi commerciali, un alone miracolistico attorno all'efficacia di tali rimedi e  alle loro presunte capacità di appianare le rughe, restituire elasticità alla cute, risvegliare neuroni quiescenti o affaticati e persino proteggere l'organismo dallo sviluppo di neoplasie. Si avverte dunque un gran bisogno di chiarezza nel tentativo di definire da un lato la reale entità del danno prodotto dall'ossidazione e dall'altro gli obiettivi che ci si può ragionevolmente prefiggere di ottenere con l'assunzione di sostanze ad azione antiossidante.

Uno dei maggiori esperti a livello internazionale nella ricerca sui radicali liberi e i loro "antidoti" è Josè Vina, docente di fisiologia all'Università di Valencia. A soli cinquant' anni può vantare  un curriculum invidiabile nel quale, tra le altre cose, spicca un tirocinio svolto ad Oxford tra  gli anni 1975 e il 1978 a fianco di Hans Adolf Krebs: il biochimico tedesco - costretto, in quanto ebreo, ad abbandonare la Germania nel 1933 - vincitore di un Nobel per la Medicina nel 1953 per aver scoperto il meccanismo-chiave della respirazione cellulare, quel ciclo degli acidi tricarbossilici che porta ancora oggi il suo nome. Abbiamo incontrato Vina, quando, recentemente, è stato invitato in Italia dal team dei suoi collaboratori dell'Università di Foggia, tra i quali il barese Gaetano Serviiddio, che fa ormai da tempo la spola tra il laboratorio pugliese e quello di Valencia. "Un male necessario": così il biologo molecolare californiano Kelvin J. Davies definisce lo stress ossidativo. Possiamo davvero resistere all'ossidazione? "Lo stress da ossidazione -commenta Vina- è una conseguenza inevitabile per chi vive in un'atmosfera ricca di ossigeno. Il cosiddetto "paradosso dell'ossigeno" sta nel fatto che l'ossigeno molecolare è pericoloso e tossico proprio per le forme di vita per le quali esso è diventato un componente essenziale nella produzione di energia". Fortunatamente, però, spiega il ricercatore spagnolo, dallo stress ossidativo è possibile difendersi: anzi, utilizzando meglio gli "scudi" antiossidanti, si può riuscire a vivere meglio e più a lungo.

Per esempio, con le vitamine. "L'assunzione di dosi adeguate di vitamine A, E e c -premette Vina- serve certamente a prevenire molte malattie. In più, oggi appare evidente come molte sostanze non comprese nell'elenco di quelle note per la loro attività antiossidante la svolgano, in realtà, efficacemente: per esempio gli estrogeni come l'estradiolo, che stimolano la sintesi degli enzimi antiossidanti". Il loro effetto può giustificare la maggiore longevità delle donne, meno colpite degli uomini da patologie tumorali e cardiovascolari.

Gli ormoni androgeni, al contrario, svolgono un'azione pro-ossidante: "è possibile però - assicura Vina - che gli individui di sesso maschile riescano a recuperare lo svantaggio assumendo maggiori quantità di fitoestrogeni (come quelli contenuti nella soia, nel vino rosso, nelle verdure), che agiscono come tutti gli estrogeni aumentando l'espressione dei geni antiossidanti,  ma senza esercitare sgraditi effetti femminilizzanti."

Quanto alle dosi necessarie per ottenere l'effetto desiderato, il fisiologo di Valencia annuncia che sarà presto possibile personalizzare il fabbisogno di antiossidanti attraverso la definizione di un "indice" di stress ossidativo, consentita anche da un sistema in Hplc (High Pressure Liquid cromatography) messo a punto proprio nel suo laboratorio. Lo stesso laboratorio in cui Vina ha potuto osservare l'allungamento di un buon 20% della speranza di vita media dei moscerini del genere Drosophila esposti a fitoestrogeni. Agli umani che vogliano perseguire un tale obiettivo, l'esperto suggerisce dosi generose di frutta, verdura, ed esercizio fisico regolare.

A questo proposito, si impone però una precisazione. Davies ha già dimostrato che l'attività fisica defatigante genera radicali liberi, e che l'esercizio ha effetti benefici solo quando è moderato: "Si sa - chiarisce Vina - che un'attività fisica estenuante incrementa la perossidazione lipidica e l'ossidazione del glutatione, nonché l'aumento nel plasma di enzimi quali la creatin-chinasi e la lattico-deidrogenasi". Ed è vero che l'allenamento può avere effetti protettivi, prevenendo in parte il danno tessutale, provocato dalla formazione dei radicali liberi nel corso dell'esercizio estenuante, così come può fare l'assunzione di vitamine antiossidanti (come la c o la E). Tuttavia, il ricercatore spagnola sottolinea che "Nessuno è mai riuscito a dimostrare che un'integrazione con antiossidanti possa migliorare i livelli di performance degli atleti.

A parte il loro ruolo, ormai largamente riconosciuto, in alcuni processi fisiologici quali l'invecchiamento, i radicali liberi appaiono sempre più coinvolti nella patogenesi di molte malattie. E visto che se ne parla tanto, e spesso a sproposito, chiediamo a Vina un elenco "ragionato" di indicazioni all'impiego clinico degli antiossidanti: "Anzitutto - risponde - la vitamina E può essere utile nella prevenzione dell'Alzeimer e persino nelle fasi iniziali della malattia, purché assunta alla dose di almeno 1,5 gr.al giorno. E' stato inoltre recentemente dimostrato che 400 -500 milligrammi al giorno funzionano nella prevenzione della vasculopatia diabetica. Piuttosto contradditoria appare invece l'efficacia degli antiossidanti nel prevenire l'aterosclerosi."

Effetti favorevoli, prosegue Vina, si riscontrano nella prevenzione della cataratta, della cirrosi biliare, dell'epatopatia alcolica. Una classica indicazione è poi quella del trattamento della tossicità da paracetamolo. Nel neonato prematuro, infine, nel quale la capacità di difesa antiossidante dell'organismo non è adeguata, è utile una supplementazione con vitamina c. Più in generale Vina è convinto che le vitamine A, E e c possano davvero rafforzare le nostre difese immunitarie.

Quanto alla dieta, il fisiologo spagnolo non può che ripetere le raccomandazioni provenienti dagli studi di popolazione, che consigliano l'assunzione di 5 razioni di frutta e/o verdura al dì, e segnalare il pericolo rappresentato dalla crescente diffusione dei cosiddetti soft-drink, che sviluppano una considerevole quantità di calorie.

 

 

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